Saturno: Nomenclatura
La nomenclatura del globo di Saturno riprende a grandi linee la nomenclatura di Giove, poiché si tratta di un pianeta fisicamente e morfologicamente simile. La variabilità di numerose bande e zone, la loro migrazione in latitudine e la loro problematica osservabilità, in special modo prima che entrassero in uso CCD e webcam, ha reso tuttavia difficile stabilire una nomenclatura univoca. Questo vale soprattutto, ma non esclusivamente, per quanto riguarda le strutture minori del globo. La nomenclatura utilizzata dall'UAI per Saturno è basata su quella proposta da Sanchez-Lavega nel 1978 [1], e corrisponde sostanzialmente a quella usata dalla BAA, mentre rispetto ad altre associazioni (ad esempio l'ALPO) si potrà riscontrare qualche differenza.
Globo
- SPR Regione Polare Sud. Si estende dal polo fino ad una latitudine di circa –60°. La sua tonalità è generalmente scura, non sempre uniforme; al suo interno, centrata sul polo, possiamo spesso trovare una SPC Calotta Polare Sud. La regione polare è delimitata dalla SPB, Banda Polare Sud. Più vicino al polo si osserva talvolta, attorno ai 75-80° di latitudine, una SSPB Banda Polare Sud Sud.
- SSTZ Zona Temperata Sud Sud. Separa SSTB dalla SPR.
- SSTB Banda Temperata Sud Sud. Latitudine attorno ai –45°, variabile in larghezza ed intensità.
- STZ Zona Temperata Sud. Divide SSTB da STB.
- STB Banda Temperata Sud. Latitudine media circa 35°, anch’essa piuttosto variabile soprattutto in intensità.
- STrZ Zona Tropicale Sud. È la zona che divide STB da SEB.
- SEB Banda Equatoriale Sud. Come su Giove, anche nel caso di Saturno le bande più cospicue sono senza dubbio quelle immediatamente a Nord e a Sud dell’equatore. Spesso appaiono separate in due componenti, ma la cosa è tutt’altro che scontata, o tutt’altro che facile da osservare; in ogni caso può non essere vera allo stesso modo per tutte le longitudini. Un errore piuttosto comune, di cui sono vittima talvolta anche osservatori non alle prime armi, è confondere SEB(S) con STB; ciò può accadere quando quest’ultima diventa particolarmente larga e scura, oppure se la zona tra SEB ed STB scurisce tanto da diventare indistinguibile dalle bande che la delimitano: l’impressione è allora quella di una SEB molto allargata verso sud. Proprio tale larghezza anomala ne tradisce tuttavia la natura, purché ovviamente l’osservatore abbia una certa confidenza con il pianeta.
- EZ Zona Equatoriale. Compresa tra le bande equatoriali Nord e Sud, è generalmente la regione più brillante del globo. Può essere bipartita in EZ(N) ed EZ(S) per la presenza di una EB Banda Equatoriale, sempre piuttosto tenue e di larghezza variabile. Negli ultimi anni le migliori immagini CCD ci hanno spesso rivelato non una sola EB, ma due e talvolta tre componenti; all’osservazione visuale e fotografica, o in immagini CCD meno che buone, queste componenti scompaiono o vengono confuse in una sola per mancanza contrasto o potere risolutivo. Questo fatto potrebbe rendere conto del disaccordo sulla larghezza della EB che si è trovato spesso in passato tra diversi osservatori.
- WS White Spot, ovale chiaro. Formazioni paragonabili alle corrispondenti gioviane, poco contrastate, con vita non superiore a qualche settimana o qualche mese ed osservabilità spesso intermittente. Osservate specialmente in EZ, SIZ, STrZ, talvolta in SPR.
- GWS Great Oval Spot, grande ovale chiaro. Raro e spettacolare fenomeno, osservato finora con ciclicità circa trentennale in corrispondenza dell'inizio dell'estate nell'emisfero nord (vediIl pianeta: atmosfera osservabile e dettagli transitori). Si presenta come un'eruzione estremamente brillante in EZ; il materiale viene diffuso in senso longitudinale nell'arco di alcune settimane, giungendo ad avvolgere l'intero pianeta mentre diminuisce la luminosità del nucleo originario.
- DS Dark Spot, macchia scura. Condensazioni scure simili a quelle osservate su Giove; osservate particolarmente in SEB e NEB o sui loro bordi.
Anelli
- Anello C. È il più interno, caratterizzato da una luminosità estremamente bassa che ne rende problematica l’osservazione con piccoli strumenti; all'interno dell'anello è talvolta osservabile (soprattutto in immagini digitali) la Divisione di Maxwell.
- Anello B. Nettamente l’anello più largo e più luminoso, è chiaramente diviso in una regione interna più scura (Ring B inner, interno) ed una esterna più brillante (Ring B outer , esterno). Ring B inn viene talvolta confuso con l’anello C, che in realtà è più interno e molto più scuro (in genere si trova una differenza in intensità di almeno 3-4 gradini tra i due). La parte esterna dell’anello B normalmente è la regione più luminosa del pianeta. Va considerata un mero effetto di contrasto la cosiddetta Macchia di Terby, una chiazza brillante osservata frequentemente presso l’ombra gettata dal globo sugli anelli.
- Anello A. Meno largo e luminoso dell’anello B, e separato da quest’ultimo dalla divisione di Cassini larga circa 5.000 km.; la parte interna dell’anello è la più brillante (Ring A inn), mentre la più esterna è spesso più scura (Ring A out). Tra queste due regioni viene segnalato frequentemente il “minimo di Encke”, un’area più scura sulla cui ampiezza, intensità e posizione gli osservatori visuali sono spesso in disaccordo, mentre la ben più elusiva divisione di Encke si trova presso il bordo esterno dell'anello A.
COMMENTI RECENTI